- L'unica assenza è quella dell'altro: è l'altro che parte, sono io che resto. L'altro è in stato di perpetua partenza, sempre sul punto di mettersi in viaggio; egli è, per vocazione, migratore, errante; io che amo sono invece, per vocazione inversa, sedentario, immobile, a disposizione, in attesa, sempre nello stesso posto, in giacenza, come un pacco in un angolo sperduto d'una stazione. L'assenza amorosa è possibile in un solo senso e non può essere espressa che da chi resta - e non da chi parte: io, sempre presente, non si costituisce che di fronte a te, continuamente assente. Esprimere l'assenza equivale a significare di colpo che il posto del soggetto e il posto dell'altro non possono essere permutati; è come dire: "Sono meno amato di quanto io ami".
- Storicamente il discorso dell'assenza viene fatto dalla Donna: la Donna è sedentaria, l'Uomo è vagabondo, viaggiatore; la Donna è fedele (aspetta), l'uomo è cacciatore (cerca l'avventura, fa la corte). E' la Donna che dà forma all'assenza, che ne elabora la finzione, poichè ha il tempo per farlo. [...]
- Talvolta mi succede di sopportare bene l'assenza. Io sono allora "normale": sono in linea col modo in cui "tutti" sopportano la separazione da una "persona cara"; mi conformo con cognizione all'addestramento attraverso cui sono stato abituato assai per tempo ad essere separato da mia madre - ciò che tuttavia, in principio, non mancò di essere doloroso (per non dire sconvolgente). Agisco da soggetto ben svezzato: aspettando, so nutrirmi di altre cose che non siano solamente il seno materno. Questa assenza ben sopportata non è altro che l'oblio. A intermittenza, io sono infedele. [...]
- Mi risveglio molto in fretta da questo oblio. Metto frettolosamente a posto una memoria, uno smarrimento. Una parola (classica) ha origine dal corpo, che esprime l'emozione d'assenza: sospirare: "sospirare per la presenza corporea": le due metà dell'androgino sospirano l'una per l'altra, come se ogni respiro, incompleto, volesse confondersi con l'altro: l'immagine dell'abbraccio, in quanto esso fonde le due immagini in una sola. [...]
(Come! il desiderio non è forse sempre lo stesso, sia che l'oggetto sia presente o assente? L'oggetto non è forse sempre assente? - Non si tratta dello struggimento, vi sono due parole: Pòthos, per il desiderio dell'essere assente, e Hìmeros, più ardente, per il desiderio dell'essere presente.)
(Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso)
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